mercoledì 26 gennaio 2011

Tubetti con Cavoletti di Bruxelles, Brie e Mandorle


Uhm, ho scoperto una cosa. I piatti con la cipolla rossa, quando li fotografo vengono orrendi soprattutto quando scatto la foto in casa e non sul balcone (mio o dell'ufficio, a seconda delle esigenze), quel viola della cipolla gli dà una luce innaturale, sono tutto tranne che invitanti.

Quindi cerchiamo di andare oltre all'aspetto in se e per se, limitiamoci al gusto, ottimo.
La storia è sempre quella. Ho comprato una confezione di cavoletti di Bruxelles che poi devo smaltire in varie modalità, pasta o torta salata. Dopo le linguine con curry e caciocavallo, uno strudel con taleggio e noci (se qualcuno lo reclama posto anche quella, di ricetta!) , ho fatto della pasta corta con cavoletti, cipolla, mandorle e brie.

L'abbinamento verdura e frutta secca, nel condimento della pasta, sta diventando sempre più fondamentale nella mia cucina!!

INGREDIENTI per uno
100 gr pasta corta
7-8 cavoletti di Bruxelles
50 gr brie
due fette di cipolle rosse
un cucchiaio di mandorle tritate

Tagliare i cavoletti a metà, togliendo le eventuali foglie esterne appassite o gialline, cuocerli per una decina di minuti in acqua bollente e salata e poi scolare con una schiumarola (in modo da tenere da parte l'acqua di cottura).
Riciclare l'acqua per cuocere la pasta, nel frattempo in una pentola larga far rosolare gli anelli di cipolla con un cucchiaio di olio, aggiungendo poi i cavoletti (meglio se con la parte piatta aderente alla superficie della pentola, così che si colorino). Poco prima di scolare la pasta aggiungere anche le mandorle tritate ed il brie a pezzetti.
Una volta ben scolata la pasta buttarla nella pentola, facendo saltare la pasta qualche secondo a temperatura media, in modo che il formaggio si sciolga e si amalgami bene alla pasta.

Impiattare e servire ben calda. Per conto mio non serve aggiungere altro olio, ma se volete...un goccino di extravergine a crudo non fa male a nessuno...

mercoledì 19 gennaio 2011

Marmellata di Arance Amare


Prima notizia: sono arrivati i libri di cucina che avevo ordinato! Grande gaudio! Ora non vedo l'ora sia il fine settimana per sperimentare qualcosa, ovviamente...

Nel frattempo vi rendo partecipi della marmellata di arance preparata domenica, grazie alla quale ho rimediato la consueta scottatura da cucina, visto che nel travasare la marmellata nei vasetti un pezzo di buccia bollente m'è finito sul dito. Stranamente oggi non c'è più nulla...ormai devo avere la pelle di amianto.
Da qualche parte ho letto che qualcuno si domandava dove trovare le arance amare per fare la marmellata, ovviamente, di arance amare...io pensavo che questa caratteristica derivasse dal preparare la marmellata utilizzando anche le bucce, senza prima togliere la pellicina bianca che dà proprio il retrogusto amaro. Ed infatti così è stato.

Quindi questa ricetta è adatta a chi, come me, adora questa marmellata amarognola. Non c'è nulla di più buono!

Per questo primo tentativo non ho utilizzato lo zucchero per marmellate, quello che consente di ridurre la bollitura a soli tre minuti, ma quello tradizionale anche perché volendo fare una marmellata che comprendesse anche le scorze queste dovevano avere tempo e modo di ammorbidirsi. Proverò, la prossima volta, a scottare le scorze a parte e poi cuocere polpa e scorze ormai morbide insieme, con questo zucchero particolare (per il quale poi è prevista una quantità dimezzata rispetto a quello semolato).

INGREDIENTI per due vasetti piccoli e due medi
5 arance bio (io ho scelto il tipo tarocco, con buccia abbastanza sottile)
1 limone bio
due cucchiai di rum (ma non si sente proprio)
800 gr zucchero semolato
800 ml acqua

Tagliare la frutta a pezzetti, tenendo conto che le scorze rimarranno pressoché intatte nelle loro dimensioni (quindi vedete se vi piacciono più o meno fini, più o meno lunghe), metterle in una pentola con l'acqua e cuocerle una mezz'ora abbondante. Dopo di che aggiungere lo zucchero ed rum e proseguire la cottura fino a quando la marmellata non abbia raggiunto la densità desiderata. Io l'ho cotta per circa due ore a fuoco basso, nel frattempo la mia casa si è riempita di profumo d'agrumi! Deodorante per l'ambiente naturale...
Circa la densità bisogna tenere conto che una volta raffreddata ovviamente questa sarà meno liquida. Conviene quindi fare delle prove su un piattino, versando un mezzo cucchiaino di marmellata, lasciandolo raffreddare per qualche minuto e verificare poi se è ancora troppo fluida.
Versare ancora calda nei vasetti, girarli e farli raffreddare, in modo che la capsula di sicurezza "scatti".
Chi invece non amasse il gusto amaro deve pelare le arance ed eventualmente aggiungere la scorza pulita della pellicina bianca. Nel primo caso (solo polpa) il passaggio della bollitura è, ovviamente, superfluo e quindi penso si possa procedere direttamente con frutta e zucchero. Però visto che non l'ho mai fatto, se viene una schifezza non prendetevela con me.

Tra i vari abbinamenti che ho visto in questi anni quello che più mi incuriosisce è quello con i fiori di lavanda, inseriti ancora interi a lato del vasetto. Non so se poi, al di là del bell'effetto cromatico, questi diano un gusto particolare alla marmellata o meno.
Qualcuno si offre di sperimentare?

Visto che foto poetica, che sfondo ameno? Ieri ho portato un barattolo omaggio al collega che non legge manco il blog (e solo per questo non meriterebbe nulla) e quindi l'ho fotografato in fretta e furia sul terrazzo dell'ufficio! Comunque basta un bel fiocco (riciclato) per dare un tocco di classe al barattolino :-)

lunedì 17 gennaio 2011

Light Orange Curd del Cavoletto (senza burro)


Fine settimana all'insegna delle arance...e se vogliamo, anche della tradizione inglese che, non essendo mai stata in Inghilterra, che ne parlo a fare?!? Quindi metto già le mani avanti su tutto!!
La premessa è che ho acquistato il famoso libro di cui parlo qui sotto (con anche consigli su come acquistarlo online a prezzi scontati) ed essendo una collezione di ricettine sfiziose, quelle classiche cose da domenica pomeriggio quando non si ha voglia di preparare un piatto serio, ma più di sperimentare stuzzichini e simili, questo fine settimana c'ho dato dentro.
La prima cosa che ha attirato la mia attenzione è stato l'arancello, che essendo astemia direi è proprio il mio forte...va beh, insomma, per fare quello mi serviva la buccia di quattro-cinque arance e mi domandavo come impiegare poi la frutta pelata.
Sempre nel libro c'era anche la ricetta dell'Orange Curd, parente del forse più conosciuto Lemon Curd, che sempre avrei voluto fare e mai sperimentato. Avendo inoltre appena avuto in regalo da mia mamma ben tre baccelli di vaniglia (che ho scoperto costare, in Svizzera, la metà della metà di quello che costano qui, maledetti! A titolo esemplificativo: confezione da tre baccelli di vaniglia in fialetta per conservarli, in Svizzera 2.30 CHF, in Italia - Esselunga, ieri sera - un baccello 3,89 Euro!!!) mi sono decisa a provare.

Non che io sappia bene cosa siano Lemon e Orange Curd, però li ho trovato spesso per strada, in questi anni di frenetiche consultazioni di libri e ricettari, e quindi anche se non so bene quale sia la loro funzione (base per le torte?) io li ho fatti...e pure mangiati!
Poi ci sono domande tipo: ma quanto si conservano? che non hanno ancora trovato risposta. Spero che qualche lettrice o lettore possa fornirmi qualche informazione in merito.

INGREDIENTI per un vasetto piccolo e qualche cucchiaiata di prova per la cuoca
160 ml spremuta d'arancia
120 gr zucchero semolato
1 cucchiaio raso di maizena
2 uova
semini di vaniglia (un quarto di baccello va benissimo)

Mescolare tutti gli ingredienti: prima uova e zucchero, fino a quando non diventi un composto spumoso, poi aggiungere la maizena, lavorando bene in modo da non formare grumi, ed in ultimo aggiungere il succo di arancia ed il contenuto del bacello di vaniglia (io l'ho riciclato: il contenuto nell'Orange Curd, la buccia nell'arancello in divenire...).
Sarebbe da cuocere a bagnomaria, ma io mi sono stufata velocemente e l'ho cotto pochi minuti a fuoco bassissimo, così come si lavora la crema pasticcera. Per chi teme che impazzisca o che si formino grumi può procedere a bagnomaria, semplicemente riempiendo una pentola più larga di acqua e mettendo la stessa sul fuoco, e mettere la pentola con la crema da cuocere dentro la pentola più grande. In questo modo la pentola con la crema non riceverà il calore direttamente dal fuoco, ma tramite l'acqua bollente. Uff, più facile a farsi che a spiegarsi.

Una volta raggiunta la consistenza desiderata, sul genere come detto di una crema pasticcera, versarla in un barattolo. A me questa dose è bastata per un barattolino Quattro Stagioni piccolo (da 1,25 dl), più un paio di cucchiaini tra quello che m'è finito in bocca e quello che ho messo su tre scones. Di certo non ne son saltati fuori due barattoli, insomma.

Come l'ho trovato? Mah, non l'avevo mai mangiato prima, in realtà, però m'è piaciuto, poi io amo vedere i pallini neri della vaniglia! L'unica cosa è che m'è parso tanto tanto dolce, magari la prossima volta cercherò di diminuire lo zucchero. Inoltre secondo me si sente troppo la maizena, meglio quindi metterne proprio un cucchiaio raso e pazientare di più in fase di cottura.
Bellissimo anche da regalare, o da portare insieme a qualche amenità quando si va a fare una merenda tra amiche.
Anche se, vista la chiccheria, direi di portarlo ad amiche che siano in grado di apprezzare :-)

A proposito di libri da acquistare online: ne ho comprati ben otto e non vedo l'ora che arrivino! E mi sto attrezzando per comprare gli stampini delle madeleines...un libro intero di ricette a tema e nessuno stampino in cui farle? Bisogna porre rimedio!
Per la cronaca, si tratta di edizioni francesi di una nuova collana ("Variazioni Golose") pubblicata in Italia dalla Guido Tommasi Editore (che amo). Li ho comprati tramite Amazon.it, sfruttando la spedizione gratuita sopra i 19 Euro abbinata ai prezzi francesi, ovvero 4,90 Euro anziché i canonici 11,50 Euro della libreria (anche se su Amazon sono scontati), ed inoltre avendo accesso a molti più titoli, visto che finora qui ne sono stati tradotti solo cinque titoli. Qui ulteriori informazioni.

mercoledì 12 gennaio 2011

Flammkuchen, ovvero Nostalgia delle Scorse Vacanze :-)


Come si suol dire, Paese che vai, cucina che trovi. Senza che nessuno si senta offeso, trovo davvero riduttivo cercare all'estero la cucina italiana quando si ha la possibilità di toccare con mano (o assaporare con la propria bocca, è meglio!) piatti nuovi, sapori inediti.
Magari per dire che sono stati una schifezza, ma anche questo per me è il bello del viaggiare, no? E poi la cucina italiana all'estero, salvo eccezioni, altro non è che una lontana parente di quella a cui siamo abituati, non ne vale davvero la pena (anche se ho mangiato in Olanda una delle paste alla carbonara più buona della mia vita, ricordo ancora dove...al ristorante "Costa Smeralda" di Den Helder).

"Bella forza" dirà qualcuno "sei stata in Germania, mica in posti strani!". Vero anche questo, ma c'è anche chi si lamenta della cucina tedesca, basata solo su crauti e Würstel (aromatizzati alla diossina?).

L'estate scorsa, nella nostra canonica settimana di vacanza "culturale", abbiamo viaggiato tra Francia e Germania, toccando Mainz, Wiesbaden, Trier, Ulm, Strasburgo e Colmar. La Flammkuchen (o Tarte Flambée, che dir si voglia) ci ha accompagnato più volte, lungo la strada: dalla prima mangiata a Ulm, alla Weinfest -quando ancora pensavo fosse una torta salata- a quella sbocconcellata al freddo di Saarburg.

C'è piaciuta ed una volta a casa ho provato a rifarla, arrangiandomi in qualche modo.

Quella nella foto è l'ultima della serie, condita con peperoni, zucchine, formaggio di capra, crème fraîche taroccata e speck. Visto che la pasta di pane va tirata molto sottile la quantità di pasta di pane che di solito faccio per una pizza abbondante qui basta per due teglie di Flammkuchen :-)

INGREDIENTI per 2 teglie
per la pasta di pane:
500 gr farina 00
una bustina di lievito di birra secco
300 ml acqua
un cucchiaio di olio
sale

per la crème fraîche taroccata:
2 cucchiai di panna acida
3 cucchiai di ricotta
un cucchiaio di capperi sotto sale
erbe provenzali
aglio o cipolla

per farcire:
una confezione di formaggio di capra tipo Sainte-Maure
un peperone rosso piccolo
una zucchina
10-12 funghi champignons
speck

La prima cosa da fare è preparare la pasta di pane, a meno che non la si voglia comprare già pronta (all'Esselunga, ça va sans dire...), mescolando farina, lievito di birra secco, acqua e olio, regolando di sale. Una volta raggiunta una certa consistenza lavorare l'impasto su un piano leggermente infarinato, non cedendo alla tentazione di aggiungere troppa farina: mano a mano che la si lavora diventerà più omogenea. Una volta formata una palla metterla in una terrina, coprire con uno strofinaccio umido (evitando così che si formi una crosta in superficie) e far riposare in un luogo caldo, ad esempio vicino ad un calorifero.

Nel frattempo si può preparare il sostituto della crème fraîche. Volendo la si può comprare al supermercato, ma non so perché qui ho visto che costa uno sproposito...e al discount vicino a casa, che ne teneva una sottospecie molto buona, non c'è più.
Per ovviare si possono mettere in un mixer ricotta (meglio quella un po' più asciutta), panna acida, cipolla o meglio ancora un pezzetto di aglio, capperi ed erbe provenzali. Frullare il tutto e ne uscirà una cremina da usare come base della Flammkuchen.
Tagliare le verdure a pezzetti ed i funghi a fettine.

Una volta lievitata la pasta di pane, stenderla il più sottile possibile.
Trasferirla in due teglie per pizza, foderate con carta forno (io avendo comprato una teglia nuova l'ho messa senza carta ed è venuta benissimo! basta poi non tagliarci la Flammkuchen dentro!).
Distribuire la finta crème fraîche sulla base, poi le verdure a crudo (peperoni, zucchine e funghi), completare con il Sainte-Maure a fettine e lo speck.
Cuocere in forno a 250°, una decina di minuti è sufficiente in quanto la pasta è davvero bassa.

Idee alternative? Speck, cipolle, porri, salumi vari, rucola.
L'importante è che alla base ci sia sempre la crème fraîche...ed il pomodoro...verboten!!



lunedì 10 gennaio 2011

I miei buoni propositi...


...è sempre bene iniziare un nuovo anno facendo mente locale sugli obiettivi da raggiungere nei dodici mesi successivi! L'importante è, allo scoccare del 365esimo giorno dopo, fare tabula rasa di quanto pianificato e non raggiunto, soprattutto se il fallimento non è imputabile a noi!

Ma io sono fiduciosa!

I miei buoni propositi per il 2011?

1. Dimagrire. Questo vi assicuro deve essere inserito nella categoria degli eventi al di fuori della mia portata, in qualità di donna ho diritto ad appellarmi agli ormoni...e spesso è così, comunque! In ogni caso cercherò di seguire le "quattro emme" di serughettiana fama (Serughetti = mio medico): "mangiare meno, muoversi molto"!
Quindi il mio blog d'ora in poi si chiamerà A Cup of Tea senza zucchero, Please!

2. Avere un bambino (fare un figlio, iniziare una gravidanza...qual è il modo più carino per dirlo?). Semplice, no?!? Mica tanto...magari qualcuna delle lettrici del blog (o lettori, in qualità di persone informate sui fatti) ha intrapreso, abbandonato, accarezzato l'idea della procreazione medico assistita (la famigerata fecondazione artificiale...quella che sai dove inizi e non sai cosa partorirai...). Noi ci siamo dentro in pieno, a febbraio inizieremo il nostro percorso per la fecondazione in vitro e speriamo che la cosa funzioni, almeno un pochino. Me la sto già facendo addosso (un po' per tutto! per il pre, il durante e il post), ma la vita è una sfida e bisogna averci le palle! Perché ne parlo, spiattello i fatti miei? Perché da quando ho iniziato a conoscere questo mondo mi sono resa conto che molte donne, soprattutto, si sentono sole, non capite, emarginate. E invece no!
E visto che ormai la cosa è sdoganata, auguri augurissimi a Elel!!!!!!!!!!!!!!!!

3. Guadagnare di più. I clienti sono avvisati.

4. Aggiornare il blog a cadenza settimanale. Interruzioni di durata superiore ai dieci giorni saranno puniti con autofustigazione e Bon-roll per cena.

5. Smetterla di irritarsi per tutto e tutti. Questa la vedo durissima, siamo al decimo giorno dell'anno ed ho già pensato almeno mille volte di odiare qualcosa o qualcuno (diciamo pure che ho sprecato almeno cento di questi messaggi di odio ed insofferenza durante la visione della pantomima inscenata da Signorini con il NdA avente ad oggetto il cashmere).
E per la cronaca, io la maglia di cashmere non ce l'ho, ma ho la collana di perle. Vale?

6. Imparare a fare più cose in casa. Oh, ma che avete capito? Non intendo pulire e stirare (vade retro!), ma cimentarmi in confetture, liquori, composte, salse, da stipare nella cosiddetta dispensa o regalare in giro - e purtroppo, tornando al punto 5, ho preso il nuovo libro della tipa del Cavoletto...davvero bello, compratelo se ne avete l'occasione o regalatelo (lo trovate sia su IBS che sul neonato Amazon.it), ha tante idee sfiziose, ma lei non la sopporto proprio... :-(

La foto di inizio pagina l'ho scattata ad un corrimano in Svizzera, sul Bachtel. Dopo tanta nebbia (che ha contribuito con la sua umidità a creare questa meraviglia), giunti in vetta (vetta...mezz'ora di strada dalla macchina...) abbiamo trovato uno splendido sole. Ho controllato sulla webcam qualche minuto fa e direi che oggi non c'è proprio il sole, anzi...